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Maurizio di Savoia (1593 – 1657) - Principe, cardinale e diplomatico

  • Writer: Simone Fiammengo
    Simone Fiammengo
  • Apr 1
  • 6 min read

La figura del principe cardinale Maurizio di Savoia, nonché committente e primo proprietario di Villa della Regina, era stata accantonata dagli storici per varie ragioni di ordine storico e politico. In primis, furono gli stessi storici della casa reale sabauda a mettere in ombra la sua figura, in quanto durante l’unità d’Italia avere un antenato vicino al papato, sia per il ruolo cardinalizio che per il ruolo diplomatico presso lo stato pontificio, poteva risultare “scomodo” per il nuovo stato italiano. Inoltre era stato parte attiva e causa, insieme al fratello Tommaso, della guerra civile che investì il ducato dal 1637 al 1640 per la tutela del giovane nipote Carlo Emanuele II a scapito della madre, la duchessa Cristina di Francia. Sconfitto, sposò poi sua nipote Ludovica di Savoia (1629 – 1692), rinunciando alla porpora cardinalizia. La sua figura è stata però rivalutata negli ultimi anni anche a seguito di approfondite ricerche storiografiche e archivistiche, che hanno gettato una nuova luce su questa figura e sul suo ruolo di strumento della corte sabauda per rafforzare la visibilità della dinastia stessa laddove – nella Roma dei papi – le gerarchie politiche fra gli Stati cristiani venivano decise attraverso titoli di corte, ranghi e precedenze, ma anche santi e beati. Gli storici moderni gli riconoscono anche un ruolo centrale come mecenate di pittori e musicisti, oltre che grande collezionista; emerge quindi una figura molto più complessa ed articolata di quanto non sembri ad un primo e superficiale approccio.


Maurizio nacque a Torino il 10 gennaio 1593 da Carlo Emanuele I e Caterina d’Austria (figlia di Filippo II re di Spagna), quarto dei dieci figli che la coppia concepisce. La sua collocazione all’interno della famiglia non gli consentì di accedere al trono ducale, per cui venne avviato alla carriera ecclesiastica e nel 1607, all’età di soli 14 anni, ricevette dal papa Paolo V il cappello cardinalizio. Per il padre, Maurizio era uno strumento nelle sue mani per il raggiungimento dell’agognato titolo regio (che verrà concesso ai Savoia solo nel XVIII secolo), oltre che una pedina al servizio del ducato nello scacchiere della diplomazia internazionale. Durante il cardinalato Maurizio alterna la residenza di Torino con quella di Roma, e proprio a Torino si fa erigere sulla collina poco fuori le mura della città la Vigna, che diventerà poi Villa della Regina, a partire dal 1615 su progetto dell’architetto Ascanio Vitozzi (1539 – 1615). Dalle carte di archivio emerge che l’acquisto del terreno da parte del giovane cardinale lo vide impegnato in un contezioso legale contro i signori Filippo, Carlo Emanuele e Ludovico Forni, figli di una dama d’onore di Caterina d’Austria, i quali vantavano crediti per seimila ducatoni nei confronti della corona. I fratelli Forni pretendevano il saldo della somma pattuita con il cardinale in occasione della vendita del sito; dalle carte emerge che la controversia si concluse non con il versamento del denaro, ma con l’assegnazione di titoli feudali. Una volta chiuso il contenzioso, iniziarono i lavori con lo sbancamento della collina per far posto ai giardini e alla vigna con la costruzione del fabbricato.

Maurizio entrò nella scena internazionale nel 1618 allorché, per volere di suo padre, si recò in Francia insieme alla delegazione diplomatica per negoziare le nozze di suo fratello Vittorio Amedeo con una delle figlie di Luigi XIII, Cristina. Dopo laboriose trattative economiche - e vincendo le ritrosie della futura sposa Cristina - le due parti trovarono un accordo ed il contratto di matrimonio venne firmato. Il contratto prevedeva alcune concessioni alla Francia (come la cancellazione dei pedaggi di Susa e Nizza) e gli appannaggi alla futura sposa, tra cui rendite annuali di centoquarantamila lire annue e la concessione di una casa adatta al suo rango. La contrattazione ebbe così tanto successo che lo stesso Luigi XIII invitò Vittorio Amedeo a convolare a nozze con sua figlia Cristina a Parigi. Le nozze si celebrarono il 10 febbraio 1619 e la coppia rimase in Francia per sette mesi, durante i quali la delegazione dell’ambasciata sabauda portò avanti una serie di azioni diplomatiche volte, tra l’altro, al riavvicinamento di Luigi XIII con sua madre Maria de Medici. Il successo personale di Maurizio fu tale che nel 1621 gli venne conferito il titolo di Cardinale Protettore degli Affari di Francia, con il compito di prendersi cura degli affari di Francia presso la curia romana.


Con la morte di Carlo Emanuele I nel 1630 e la successione al trono ducale di Vittorio Amedeo, Tommaso e Maurizio iniziarono a dissentire dalla politica filofrancese finora portata avanti dal padre e proseguita dal fratello Vittorio Amedeo. Nel 1634 Tommaso, che si era recato in missione diplomatica a Parigi, scappò e fuggì nelle Fiandre mettendosi al servizio dell’impero spagnolo. Un atteggiamento simile lo ebbe anche Maurizio che, a Roma in quanto diplomatico presso il Papa, diede segno di preferire i propri interessi personali rispetto agli incarichi politici e diplomatici a cui era assegnato. La sua inefficacia diplomatica venne confermata con l’ambasciata a Parigi del 1629 dove non solo non ottenne nulla, ma si scontrò con il cardinale Richelieu, potente ministro di Luigi XIV. I francesi iniziarono a sospettare che Maurizio stesse tramando di cambiare schieramento e allearsi con gli Asburgo, quindi sotto l’influenza del Sacro Romano Impero, tant’è che nel 1633 gli tolsero il titolo di Cardinale Protettore degli Affari di Francia assegnandolo ad un altro cardinale. I sospetti dei francesi si avverarono nel 1636 quando il posto di Cardinale Protettore degli Affari del Sacro Romano Impero rimase vacante e Maurizio lo acquisì accettando un donativo di 50.000 scudi dagli Asburgo. Con questa mossa i rapporti con il fratello Vittorio Emanuele peggiorarono ulteriormente, e quest’ultimo dovette dissociarsi immediatamente dal gesto di Maurizio ribadendo ai Francesi la fedeltà del ducato.


Nel 1637 il duca Vittorio Emanuele morì e gli succedette suo figlio Francesco Giacinto, che però morì poco dopo. A questo punto la corona ducale passò al fratello secondo genito Carlo Emanuele II ma, data la sua giovane età, la reggenza del ducato venne assunta da sua madre Cristina. Con la reggenza della madre si aprirono le porte della corte ai francesi suoi sostenitori, a scapito di Maurizio, a cui venne negata la tutela del piccolo duca. Si crearono quindi due fazioni all’interno della corte: i “Madamisti”, sostenitori della reggenza della duchessa madre Cristina supportata dai francesi, e i “Principisti”, sostenitori della reggenza di Maurizio e Tommaso di Savoia supportati dall’impero spagnolo. Ben presto però le due fazioni si affronteranno fuori dai palazzi del potere causando una guerra civile che si protrarrà fino al 1642. I due fratelli, al comando delle truppe loro fedeli e con il supporto dei soldati spagnoli giunti in soccorso, conquistarono alcune importanti città come Cuneo, Fossano, Villafranca, Mondovì, Saluzzo e Nizza, mentre Torino - già nelle mani degli spagnoli - venne presa d’assedio dalle truppe francesi nel 1640. Durante l’assedio anche la parte superiore dei giardini della Vigna (Villa della Regina) venne distrutta, a seguito della costruzione di un terrapieno eretto a scopo difensivo poco sopra l’anfiteatro. Dopo alcuni mesi di assedio i francesi presero Torino per fame, segnando quindi un’importate vittoria per la fazione dei Madamisti. La guerra civile terminò con il trattato di pace di Cherasco del 1642, dove venne riconosciuta la reggenza e tutela di Cristina su suo figlio Carlo Emanuele II, mentre a Tommaso di Savoia venne riconosciuto il governatorato di Ivrea e a Maurizio di Savoia il governatorato di Nizza con la nomina di marchese di Argenta e Bersezio. Con il matrimonio con la nipote Ludovica di Savoia, avvenuto nel 1642, si chiusero definitivamente le fratture tra le due fazioni.


In seguito alle nozze, Maurizio depose la porpora cardinalizia grazie alla dispensa papale che ricevette da Urbano VIII, e trascorse alcuni anni a Nizza dove esercitò il suo ruolo di governatore per poi tornare a Torino presso la sua Vigna (Villa della Regina). Nella sua proprietà sulla collina trascorse gli ultimi anni di vita collezionando opere d’arte, circondato da letterati, artisti e musicisti nella sua accademia dei Solinghi e dando fastosi ricevimenti e feste. Maurizio morì il 4 ottobre 1657 a Villa della Regina di apoplessia senza eredi, lasciando quindi il suo patrimonio mobiliare e immobiliare a sua moglie Ludovica. Il funerale del principe Maurizio venne celebrato nel duomo di San Giovanni a Torino, dove fu allestito un grandioso catafalco che conteneva le sue spoglie, la cui descrizione e incisione ci è pervenuta grazie al panegirico dal titolo “La staffetta del dolore” composto e pubblicato da Emanuel Tesauro per la morte del principe. Le sue spoglie vennero tumulate nella chiesa di San Francesco da Paola, dove nel 1692 si congiungeranno con quelle di sua moglie Ludovica.

 
 
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