L’albero che vide i dinosauri - Il Gingko Biloba
- Magda Massaglia

- May 23
- 2 min read
Updated: Jul 9
Avete mai provato a pensare che tipo di pianta potessero vedere gli animali preistorici?
Sicuramente qualcosa di molto simile a una specie che ancora oggi abbiamo la fortuna di vedere nelle città, a ornare i viali e i parchi. Il Gingko (Gingko biolca L.) è l’unico rappresentante ancora vivente della famiglia delle Gingkoaceae, risalente all’era mesozoica.
È un gigante che può raggiungere i quaranta metri di altezza e popola i giardini dell’Europa da metà Settecento, da quando viene importato dall’Asia. Una delle sue caratteristiche più peculiari sono le foglie che presentano un margine profondamente inciso che le divide a metà, giustificando il suo nome scientifico biloba.
Nelle sue terre d’origine, era utilizzato per ornare i templi e in effetti, se lo consideriamo dal punto di vista erboristico, ha proprietà quasi “divine”. Grazie al suo forte contenuto in flavonoidi, è un eccellente antiossidante con particolare vocazione a migliorare la circolazione periferica venosa. Ottimo per la stagione estiva, solleva le gambe dalla pesantezza e migliora lo stato dei capillari. Inoltre, migliora anche la microcircolazione cerebrale ed è indicato per supportare il cervello in periodi di intensa attività (prima di preparare un esame, in un periodo di stress lavorativo).
Tuttavia, come spesso accade nel mondo vegetale, il Gingko ha anche degli aspetti negativi! Dal punto di vista dei principi attivi, il Gingko dev’essere utilizzato con cautela e con l’approvazione del proprio medico, poiché può registrare reazioni avverse interagendo con gli altri farmaci. Il frutto del Gingko femmina, una bacca marroncina dall’aspetto simile a un prugna selvatica, è molto ricco in acido butirrico e quando cade per terra emana un odore davvero nauseabondo!
Nonostante questo, in Cina viene consumato come tutto con il nome di pa-kwo.


