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Breve storia di Villa della Regina – Dalla sua costruzione ai giorni nostri

  • Writer: Simone Fiammengo
    Simone Fiammengo
  • Jan 20
  • 4 min read

Updated: Jan 27

A Torino chi guarda da Piazza Vittorio Veneto verso la Gran Madre di Dio, appena oltre il Po, non può non vedere incastonata nel declivio della collina poco sopra la grande chiesa circolare, l’elegante presenza di Villa della Regina.


La Villa venne costruita, tra il 1615 e il 1619, per volere del Principe Cardinale Maurizio di Savoia, secondo genito del Duca Carlo Emanuele I di Savoia. La Villa - o Vigna, come è definita nei documenti della proprietà - era costituita da un edificio destinato al soggiorno della corte ducale al centro di giardini all’Italiana arricchito da un sistema di fontane (il Teatro d’Acque), aree di servizio e produttive come appunto la vigna. Il Cardinale Maurizio era ambasciatore per il Ducato di Savoia presso lo Stato Pontificio e, avendo vissuto a Roma per molto tempo, scelse come modello di riferimento per la sua villa proprio le ville romane edificate nei dintorni della capitale pontificia dagli altri principi e cardinali che conosceva e frequentava.


L’edificio prese forma grazie al progetto dell’architetto ducale Ascanio Vitozzi, che realizzò la villa come fulcro della proprietà, con un grande loggiato al centro che separava le stanze affacciate sulla città, e il giardino a forma di anfiteatro. Il Principe Cardinale iniziò ad utilizzare la villa per brevi soggiorni a partire dal 1622, ma è dal 1642 che vi risiederà più stabilmente, in quanto depose la porpora per sposare la nipote Ludovica di Savoia. La Villa, da questa data e fino alla morte del Principe Maurizio, avvenuta nel 1657, divenne un importante luogo di cultura in quanto vi fondò l’Accademia dei Solinghi, dove si incontravano numerosi studiosi, artisti e filosofi per discutere di arte, filosofia, letteratura e politica. La villa però non era solo un luogo di cultura, ma anche un luogo di svago dove si celebravano gli eventi con grandiose feste e balli.


Con la morte del Principe Maurizio la proprietà passò alla vedova, Ludovica, che investì parte del suo patrimonio per ampliare l’edificio della Villa ed arricchirlo di opere d’arte. Alla sua morte, avvenuta nel 1692, la proprietà della Villa venne trasferita per testamento alla duchessa Anna d’Orleans, moglie del duca Vittorio Amedeo II. Anche la nuova proprietaria apprezzava i soggiorni in Villa, tanto che ne aggiornò la decorazione interna. Con l’acquisizione del titolo di Re da parte dei Savoia nel 1713, la Villa è ormai appannaggio delle consorti dei sovrani sabaudi e per questo motivo verrà chiamata “Villa della Regina”, denominazione pervenuta fino ai giorni nostri.


Con l’arrivo dell’architetto messinese Filippo Juvarra a Torino, chiamato da Vittorio Amedeo II per ammodernare e costruire nuove residenze, anche Villa della Regina venne interessata da un progetto di rinnovamento. L’architetto messinese ne ripensò gli interni e il giardino per la nuova regina Polissena D’Assia, moglie del re Carlo Emanuele III e nuova proprietaria a seguito della morte di Anna d’Orleans, avvenuta nel 1728. Sarà però l’architetto Giovanni Pietro Baroni di Tavigliano a portare avanti i lavori dopo la partenza di Juvarra per Madrid nel 1735, e verrà riconfermato come architetto della villa anche quando passerà a Maria Antonia Ferdinanda Borbone di Spagna, moglie del principe ereditario Vittorio Amedeo III.


Fino al termine del XVIII secolo si ampliarono i fabbricati esistenti e si costruirono nuovi edifici di servizio come le scuderie, il corpo di guardia e Palazzo Chiablese. Il progetto originale di inizio seicento venne sempre mantenuto e rispettato in tutti i progetti successivi, almeno fino a quando la corte non lasciò Torino nel 1865 per trasferirsi a Roma, la capitale del neonato Regno d’Italia. La Villa venne quindi destinata da Vittorio Emanuele II all’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari Italiani, il che rese necessario un ripensamento degli spazi, sia interni che esterni, per la nuova attività didattica. Si procedette quindi al disallestimento degli interni della villa: mobili, quadri e alcune boiseries vennero portate via per essere in parte deposte nei magazzini di Palazzo Reale e nel Castello di Moncalieri, mentre la libreria del Piffetti e la boiserie del gabinetto cinese in lacca verde dell’appartamento verso Levante vennero riallestiti al Quirinale. I mobili più antichi, invece, vennero trasferiti a Palazzo Madama per essere esposti nel Museo di Arti Applicate.


La Villa e alcuni fabbricati nella proprietà vennero pesantemente danneggiati dai bombardamenti del 1943, privandoci di alcuni affreschi del XVIII secolo e del carro dell’Aurora dipinto nel soffitto del salone centrale. Nel dopoguerra la Villa continuò ad essere sede dell’attività didattica dell’Istituto Nazionale per le Figlie dei Militari Italiani e si procedette alla ricostruzione delle parti danneggiate della Villa, mentre Palazzo Chiablese venne abbattuto a causa dei danni subiti dalla guerra. Nel 1975 l’ente educativo fu soppresso e la Villa venne gradualmente abbandonata fino al 1994, quando la proprietà passò alla Sopraintendenza per i beni Artistici e Storici del Piemonte.


Con il nuovo passaggio di proprietà la Villa fu restaurata, il giardino ripristinato e le fontane rimesse in funzione. Dal 2006 la Villa è stata riaperta al pubblico ed è quindi tornata a pieno titolo a far parte del patrimonio culturale ed artistico della città di Torino.

 
 
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